Tipografo e spia, dalle Pertiche a Venezia

 

Giornale di Brescia, 24 agosto 2012

Che cosa lega Pertica Alta allo stampatore e spia Curzio Troiano Navoni (o Navò), e al matematico Niccolò Tartaglia (Brescia 1500 ca. – Venezia 1557)? Un libro raro e prezioso, naturalmente. Il «General trattato dei numeri et misure» (1556-1560) del Tartaglia è la più importante «enciclopedia» di matematica rinascimentale.

La prima parte del testo viene pubblicata, nel 1556 dal capace artigiano Troiano Navò, originario, appunto, di Navono, frazione di Pertica Alta.

La presentazione del volume del tipografo Troiano

Per valorizzare e riscoprire il rilevante personaggio, il Comune del ridente centro ha acquistato, anche grazie al contributo della Banca Valsabbina, un esemplare dell’opera dello stampatore.

La presentazione del «gioiello librario» alla cittadinanza si svolgerà nell’ambito delle manifestazioni dal titolo «Pertica Alta: un territorio da conoscere e da vivere» presso la sala conferenze della frazione di Lavino questa sera, venerdì 24 agosto, alle 20.30, con la partecipazione dello studioso Alfredo Bonomi, del sindaco Giovanmaria Flocchini e del vicesindaco Brunella Brognoli.

L’operazione culturale, in un periodo di crisi economica, è davvero notevole perché permette, come afferma il prof. Bonomi, ispiratore dell’iniziativa, di «riportare nei paesi d’origine della Val Sabbia una testimonianza dell’ingegno del passato, anche per riflettere sul presente».

E il pregiato volume, con la scheda scientifica di Giuseppe Nova, massimo esperto di storia tipografica bresciana, rimarrà visibile in Municipio per la gioia di curiosi e appassionati. L’incontro, perciò, permette di riflettere sull’appassionante e complessa vicenda umana e professionale dell’artista valsabbino.

Chi era Curzio Troiano Navò

Scarse sono le notizie su Curzio Troiano Navò o Navoni: un primo studio viene fatto, nel 1971, da Corrado Marciani (1899-1972) per la rivista «La Bibliofilia».

Curzio, figlio di Troiano e fratello di Fabio e Scipione, ha il coraggio di «mettersi in gioco»: lascia il piccolissimo luogo natìo e impianta una bottega nientemeno che a Venezia, capitale dell’«industria tipografica» del tempo.

Qui l’individuo si dedica con passione al lavoro e pubblica alcuni best-seller per l’epoca. Classici latini, edizioni in volgare e soprattutto testi scientifici compongono un catalogo quanto mai articolato, specchio del gusto della colta società contemporanea.

Nella Venezia di Tiziano e Pietro Aretino, Niccolò Tartaglia è uno degli amici e clienti privilegiati dello stampatore: lo scienziato pubblica molti studi ed è attento ai procedimenti tecnici e agli eventuali errori dei caratteri mobili. Dalla collaborazione fra Navoni e Tartaglia nasce, così, il capolavoro, che arricchirà le collezioni civiche di Pertica Alta: il «General trattato dei numeri et misure», raffinata pietra miliare della ricerca matematica e del «bello stile» tipografico.

Il «General trattato dei numeri et misure»

Dalla lettura del volume, poi, emergono novità a livello storico-artistico. La prima pagina, o frontespizio, ad esempio, recava in origine (purtroppo è stato tagliato) il ritratto del Tartaglia, accanto al «marchio di fabbrica» del Navoni, ossia un forte «Leone rampante che tiene nelle zampe anteriori un drago».

Particolare, inoltre, è il motto in volgare, «Noiar non può malignità a fortezza»: la tenacia è in grado di superare ogni ostacolo ed invidia.

Gli 11 capitoli della seconda parte, inoltre, sono abbelliti da iniziali xilografate con putti, mostri, ameni paesaggi. A un certo punto dell’avviata attività, l’uomo, però, lascia inspiegabilmente Venezia e si trasferisce a Ragusa, dal 1559 al 1565 e dal 1568 fino alla morte, avvenuta tra il 1583 e il 1585.

Perché proprio Ragusa?
La cittadina dalmata, in quegli anni, era fondamentale snodo commerciale e godeva di una relativa autonomia.
Occorreva il librario-stampatore «informatore» al soldo della Serenissima in un punto tanto nevralgico. Il volume di Pertica Alta e l’avventurosa esistenza di Curzio Troiano Navoni rappresentano, dunque, l’originale spunto per un’affascinante «memoria ritrovata» valsabbina.

Paola Bonfadini

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