Domenica 6 dicembre 1959

 

Alle ore 13 circa, due ragazzi che stavano aspettando che il catechismo iniziasse osservano con un certo stupore la parete del fienile di Elena Levrangi (detta «Canta»): sul muro una nuova crepa è apparsa.

Inoltre il ciottolato era solcato da una fenditura che proseguiva lungo la parete e lo stesso era ben visibile dalla parte opposta. Fendeva il cortile e saliva lungo il muro della casa di Giovanni Levrangi («Batài»). Vado quindi in canonica, e alle 13.18 davanti a due testimoni telefono al Sindaco, l’avv. Giacomo Bonomi, al quale comunico la situazione creatasi il quale manda il consigliere di Levrange Antonio Albertini («Tunì») a vedere di persona.

Accertata che la situazione non era normale, viene avvertito anche Fabio Crescini, il tecnico comunale a Vestone il quale, raggiunto sul posto, predispone immediatamente l’installazione delle “spie” (un pezzo di verto sigillato con gesso che viene messo sulle due parti di ogni crepa. Se si fosse mossa, il vetro di sarebbe rotto).

 

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