Dicembre 1959. È il mese che verrà ricordato a Pertica Bassa per il crollo del vecchio villaggio di Levrange. Qui di seguito vengono messi in ordine cronologico gli avvenimenti e le azioni che caratterizzarono quei tragici giorni del 1959 e che videro l’allora parroco Don Luigi Bresciani impegnato in prima persona sul campo.
Le informazioni qui presenti sono tratti dal libro “Pioveva: storia vissuta degli ultimi giorni di Levrange” scritto proprio da Don Luigi Bresciani nel 1984
Cronologia
Domenica 6 dicembre 1959
Alle ore 13 circa, due ragazzi che stavano aspettando che il catechismo iniziasse osservano con un certo stupore la parete del fienile di Elena Levrangi (detta «Canta»): sul muro una nuova crepa è apparsa.
Inoltre il ciottolato era solcato da una fenditura che proseguiva lungo la parete e lo stesso era ben visibile dalla parte opposta. Fendeva il cortile e saliva lungo il muro della casa di Giovanni Levrangi («Batài»). Vado quindi in canonica, e alle 13.18 davanti a due testimoni telefono al Sindaco, l’avv. Giacomo Bonomi, al quale comunico la situazione creatasi il quale manda il consigliere di Levrange Antonio Albertini («Tunì») a vedere di persona.
Accertata che la situazione non era normale, viene avvertito anche Fabio Crescini, il tecnico comunale a Vestone il quale, raggiunto sul posto, predispone immediatamente l’installazione delle “spie” (un pezzo di verto sigillato con gesso che viene messo sulle due parti di ogni crepa. Se si fosse mossa, il vetro di sarebbe rotto).
Lunedì 7 dicembre 1959
Arrivano in paese signorilità da Brescia. Uno di loro è il prefetto Lino Cappellini; al suo fianco il geometra Cutter del Genio Civile. Preso atto della situazione, viene compilato un elenco di 8 case i cui abitanti dovranno essere sloggiati. In serata, il messo comunale (Benvenuto Campagnoli) e il «Tunì» comunicano la direttiva agli interessati: alcuni accettano subito, altri non ne vogliono sapere.
Martedì 8 dicembre 1959
Dopo la Messa dell’Immacolata, alcune donne vedono il getto d’acqua della fontana cessare all’improvviso. Le tubature si sono evidentemente tranciate nel sottosuolo.
Mercoledì 9 dicembre 1959
Alle 10 si ode uno schianto: la prima casa è crollata. È quella del «Coapir» (Giovanni Zambelli). Gli abitanti spostano nel fabbricato della vecchia Chiesa di San Martino e all’asilo parrocchiale, messi per l’occasione a disposizione, tutto ciò che possono.
Giovedì 10 dicembre 1959
A metà mattina si ripresenta il prefetto Cappellini accompagnato ora dall’Ing. Mineo del Genio Civile. Ci si rende conto che la situazione sta precipitando. Poco dopo si sente un secondo crollo: il fienile del «Mago» è andato giù. Da questo momento viene requisita la vecchia caserma degli alpini «Chiassi» a Mocenigo per alloggiare gli sfollati. Prima di ritornare a Brescia, viene consegnata al Sindaco la cifra di £ 500.000 per le prime emergenze. Nel frattempo, oltre alle 8 case già sgomberate ne susseguono altre 11 che hanno subito gravi danni.
Venerdì 11 dicembre 1959
Lo slittamento di tutta la parte centrale del paese è lento ma inesorabile e gli effetti sono sempre più gravi ed evidenti. La gente è ammirevole per la calma che continua a mantenere nella difficile situazione. Nel frattempo, sotto una pioggia incessante, gli abitanti continuano a svuotare quanto più possibile dalla loro case: tutto ciò viene immortalato anche dai mass-media locali e nazionali, con fotografi e giornalisti, raccontano il lento ma inesorabile e gli effetti sono sempre il lento morire di un paese. Per agevolare il trasferimento il Prefetto afferra il telefono ed effettua una serie di chiamate alle autorità competenti:
- al direttore della fabbrica OM di Brescia il quale mette subito a disposizione 10 autocarri;
- al comandante dei VVFF di Brescia di partire senza troppe domande;
- al Magg. Di Renzo di risalire immediatamente al paese con tutti gli uomini possibili;
- al Questore di venire con gli uomini della celere;
- al Comando di Polizia per dirigere il traffico;
Completa l’opera un’ordinanza del Sindaco. Levrange deve essere sfollata. Il vecchio villaggio, per l’anagrafe, non esiste più. Sono le 17.22.
Sabato 12 dicembre 1959
Di buon mattino il prefetto si ripresenta al paese con un mucchio di vettovaglie di immediato consumo. L’esodo purtroppo subisce una brusca interruzione in quanto in località «Corna 23» è successo qualcosa. Il canale che conduce l’acqua ad alimentare la centrale elettrica s’è rotto alle 10.45 e aveva portato con sé terra, pietrame e piante.
Nel frattempo anche l’Arcivescovo vuole salire, ma è rimasto bloccato a causa dello smottamento. Dopo 5 ore tornano ad affluire gli automezzi. Intanto, si intensifica tra la popolazione la volontà di avere un’estrema certezza del futuro. Vogliono che la nuova Levrange si possa ricostruire lì vicino.
Domenica 13 dicembre 1959
Continuano le operazioni di sfollamento. Non si rinuncia però alla s. Messa che viene celebrata nella piazzetta. Alle 20.30, il sindaco trasmette a Antonio Segni (Presidente del Consiglio) e altri esponenti politici un telegramma nel quale si chiede un “urgente e indifferibile intervento Statale per assistenza e sistemazione definitiva della popolazione colpita da grave calamità”.
Lunedì 14 dicembre 1959
Arriva l’Arcivescovo. Nel frattempo, anch’io stendo un telegramma per Segni nel quale comunico che “non intendo abbandonare la mia parrocchia fino a sua personale assicurazione di stanziamenti per la ricostruzione totale delle case distrutte”. Giunge inoltre da Roma la notizia di un’interrogazione di alcuni parlamentari ai ministri competenti per conoscere i provvedimenti che intendono adottare. Per ora, nessuna rassicurazione.
Martedì 15 dicembre 1959
Per la mia cocciutaggine di non allontanarmi, Di Renzo mi elenca le eventuali conseguenze legali che potrei subire. La stessa conversazione, poi, avverrà anche con il Prefetto. Nel frattempo, non c’è più l’esodo frenetico dei giorni scorsi.
Domenica 20 dicembre 1959
Il Ministro Togni, firma lo stanziamento di £ 100mln per ricostruire Levrange. Il Comune conferma. Ecco la risposta che volevo sentire.
Domenica 28 febbraio 1960
Sui muri di Levrange è affisso l’editto del Sindaco con la quale ordina la demolizione di tutte le abitazioni lesionate e dei muri pericolanti.
Sabato 19 marzo 1960
A metà tra il paese distrutto e la strada di fondo valle, sorgono sei case prefabbricate. Ognuna offre due appartamenti. È l’inizio della ricostruzione.
Mercoledì 24 settembre 2003
Dopo una vicenda legale lunga 44 anni, i 57 alloggi costruiti dallo Stato a Levrange nel 1962 sono stati ceduti gratuitamente al Comune, che li girerà sempre gratuitamente agli assegnatari di allora, legittimi proprietari. «Con orgoglio possiamo dire che la vicenda è conclusa, e che si è resa giustizia alla gente di Levrange», commentò l’allora sindaco Luigi Ghidinelli a BresciaOggi.
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