“Le Pertiche” di Luca Bonafini, l’ex monaco benedettino che ricerca prelibatezze monastiche e racconta ricette e vecchi rimedi dei monaci a Detto Fatto (Rai 2)

Nella sua precedente esperienza di monaco, ha vissuto i luoghi delle nostre Valli Resilienti, lo ospitiamo in questo spazio, dove ci racconta le sue "Pertiche".

 

AttivAree, aprile 2018

Luca Bonafini è il fondatore de Lo Speziale, un negozio di prodotti d’eccellenza artigiana che dal 2016 ha aperto i battenti in uno dei vicoli del centro di Brescia. Ci siamo imbattuti nella sua esperienza casualmente, passeggiando in un giorno qualsiasi per il centro cittadino. L’insegna, i prodotti, il mood, ci hanno subito incuriosito e senza troppi indugi, siamo entrati. Abbiamo scoperto un mondo.

Luca è un ex monaco, alle sue spalle ha un’esperienza in un monastero di regola benedettina, ma ha cambiato vita, e oggi, fa tutt’altro, che però con la sua precedente storia, ha molto a che fare.

Lo Speziale è un luogo che propone il meglio dei prodotti elaborati dai monaci in diversi monasteri d’Europa. Luca, che quando varchi la porta ti accoglie con un caldo sorriso, è un vero divulgatore di conoscenza. Di questi monasteri, monaci e monache ti racconta tutto in modo così coinvolgente, che quasi riesci a visualizzare le persone e i luoghi fisici come se ti fossero di fronte. I prodotti, scelti in modo certosino, hanno una storia sorprendente che spesso ha a che fare con antichissimi rimedi e ricette.

Lo storytelling che Luca Bonafini ha creato in questi anni sui prodotti, sui luoghi e sui rimedi monastici, non è passato inosservato, da qualche mese infatti, lo troviamo in Rai, ospite fisso di Detto Fatto (Rai 2) dove tiene una rubrica dedicata alle antiche ricette dei monaci.

Ma perché ne parliamo nel nostro blog? Beh, cosa c’entra Luca Bonafini con AttivAree è presto detto. Luca ben rappresenta l’idea del “ponte” verso la città. Nella sua precedente esperienza di monaco, ha vissuto i luoghi delle nostre Valli Resilienti, lo ospitiamo in questo spazio, dove ci racconta le sue “Pertiche”.

“Non avevo mai sentito parlare delle Pertiche prima di allora. Incastonati tra Val Sabbia e Val Trompia, tra i 500 e 900 metri s.l.m., i Comuni di Pertica Bassa e Pertica Alta raccolgono in sé numerose frazioni e località: Mulino, Levrange, Zovo, Forno d’Ono, Ono Degno, Avenone, Spessio, Barbaine, Livemmo, Belprato, Odeno, Navono, Lavino, Noffo. Quando mi dovetti recare lassù per un servizio pastorale concordato con il Vescovo Ausiliare di Brescia di allora, sapevo ben poco o quasi niente di quelle realtà montane. Due anni trascorsi lassù, dove regnano “nove mesi di freddo e tre di fresco” diceva la nonnina. Due anni di scoperte e meraviglie ma anche fatica e lavoro.

Le scoperte sono state tante. Ogni frazione ha almeno una chiesa, tanto da arrivare a contarne quasi una ventina in tutte le Pertiche. Dagli archivi parrocchiali la storia emana tutto il suo fascino, con le prime testimonianze scritte del XIII secolo riguardanti la Pieve di Barbaine. La Repubblica di Venezia poi, che qui confinava criminali e galeotti condannandoli a fornire legna e ferro per la Serenissima, aveva pensato anche alle anime di questi lavoratori forzati costruendo una chiesa più bella dell’altra. E la popolazione nei secoli ha impreziosito i templi con magnifici altari lignei, come i sublimi intagli dei Boscaì. Complice il tardo arrivo della strada statale, costruita verso la fine degli anni ’50, queste realtà hanno continuato a vivere isolate secondo i ritmi dell’agricoltura montana e con le tradizioni popolari, che in gran parte ancora sopravvivono: il carnevale di Livemmo, con le sue maschere tradizionali; le feste quinquennali di Forno, con i fiori di carta che decorano l’intera frazione; le feste patronali estive a Spessio, San Bernardo di Belprato, l’Assunta allo “Zuf” di Levrange… Un’altra meraviglia: durante le feste e celebrazioni sacre, ogni paesello ha i suoi canti (probabilmente composti dai vecchi parroci e maestri), intrisi di fede semplice, che vengono ancora tramandati dai nonni ai nipoti… con il diletto di sentire tutti cantare! Ma è la pace che qui si respira la cosa che rimane più impressa nell’animo: il quieto candore ovattato della neve d’inverno, il cielo luminoso della primavera, il profumo dei prati d’estate. E al tramonto, il concerto dei campanili delle chiese delle Pertiche che suonano l’Ave Maria.

Ma ovviamente la vita quotidiana sulle Pertiche propone anche qualche difficoltà: il freddo invernale (un anno ha nevicato da novembre ad aprile), i disagi delle distanze e degli spostamenti per studenti e lavoratori, la popolazione in decrescita e principalmente anziana, i pochissimi esercizi commerciali presenti sul territorio…

Mi avevano raccontato che negli anni ’60 le Pertiche erano rinomate per le vacanze estive dei milanesi. Infatti, durante l’estate, i perticaroli lasciavano le loro abitazioni per trasferirsi nei fienili e nelle cascine (per badare meglio al bestiame e dedicarsi alla raccolta del fieno) e affittavano le loro dimore ai villeggianti, generando così un circolo virtuoso per le comunità. Ora d’estate i paeselli si ripopolano dei figli e nipoti dei perticaroli, che tornano per i pochi giorni di festa nelle case che furono degli avi.

In queste aree montane, benedette per tanta bellezza e svantaggiate per i disagi, si è portati all’isolamento. Ma mi auguro che questo patrimonio, naturale e umano, con il concorso di tutti, possa diventare un patrimonio condiviso e generatore di benessere in senso lato.”

Fonte: http://attivaree.fondazionecariplo.it/it/blog/storie.html

 

Alcune precisazioni storiche

La chiesa di Barbaine non è mai stata Pieve. Era una chiesa xenodochiale dipendente dalla Pieve di S. Maria della Corna di Mura di Savallo. Per un determinato periodo (fino al 1603) fu parrocchia dei tre borghi di Prato, Livemmo, Avenone.
Non risulta storicamente che la Serenissima Repubblica confinasse qui, nella Pertica, criminali e galeotti obbligandoli a fornire ferro per le proprie imprese; va detto, altresì, che la Pertica forniva ferro, fondendo il materiale trasportato da Collio, in ben tre forni fusori: Livemmo, Forno d’Ono, Levrange

(Aggiunte di Giuseppe Biati)

 

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