Il santuario di S. Andrea o dei Morti di Barbaine

 

La chiesa, ad una navata e in stile romanico-lombardo, è fra le più conosciute della provincia ed accanto vi è stato eretto il monumento ai Caduti della Resistenza valsabbina.

Già nel 1800 è ricordata come “antichissima chiesuola sorgente in luogo eminente, sorta sopra un sacello romano e che si vuole che sia il primo tempio della Val Pertica” (Strafforello).

Lungo i secoli la costruzione attuale fu soggetta ad aggiunte e modifiche che non danneggiarono, però, la struttura originaria.

Nei primi tempi fu semplice cappella, poi chiesa soggetta alla pieve di S. Maria della Corna di Mura di Savallo.

Prime notizie certe su Barbaine si desumono da una sentenza del 1384. Si confermavano alla chiesa i diritti che già precedentemente aveva acquisito nei confronti delle vicine comunità, che tentavano di rendersi indipendenti religiosamente ed economicamente. In particolare Noffo, Lavino e Navono dovevano dare alla chiesa una parte del macinato del mulino a due ruote di Fusio. Barbaine viene elencata nel Catalogo capitolare del 1410, nel catalogo queriniano dei benefici relativi al 1532, nella visita di Carlo Borromeo del 1580, negli gli Atti della visita pastorale del vescovo Bollani. Ad essa erano sottoposte le chiese di S. Antonio di Prato, di S. Marco di Livemmo, di S. Bartolomeo di Avenone. Appena più tardi, nel 1574, don Cristoforo Pilati conferma la perdita della titolarità di parrocchia alla chiesa, già lasciata nel 1491, come sede, dal rettore don Giacomo qm. Genesio de Solagiis de Monticulo. Barbaine resta officiata nei soli giorni festivi, con la cessazione delle funzioni sacramentali, della sepoltura e della conservazione del Santissimo. Il vescovo Marino Giorgi, nel 1603, ne decreta lo smembramento a vantaggio delle parrocchie di Prato, di Avenone, di Livemmo. Le pestilenze, soprattutto quelle del 1576-1577 e del 1630, decimano la popolazione anche nella Pertica. Si scavano fosse comuni a Barbaine ed il luogo diventa assidua meta di venerazione di molteplici processioni delle parrocchie della Pertica. Ai morti di Barbaine si implorano grazie, si domandano favori, si intercede per tutte le necessità.

Un rito, di derivazione pagana, fu in vigore per lungo tempo: le giovani spose, trasformando ed imitando i riti di Priapo, baciavano il chiavistello del portale della chiesa per ottenere la fecondità. E le ragazze per trovare entro l’anno il fidanzato.

Il santuario, fino all’anno 1985, risultava nell’abbandono e nell’incuria. Poi, sia per la collettiva presa di coscienza della sua straordinaria ricchezza storica, culturale e religiosa da parte della popolazione, ma soprattutto per il fattivo interessamento di un benefattore, il sig. Angelo Turrini, è stato subito messo in atto il restauro, esterno ed interno.

All’interno di pregio sono gli affreschi, cinquecenteschi, derivazioni di ex-voto e di vicende collegate ai tempi passati, come la raffigurazione di Simonino da Trento, “quel prode fanciullo dalla diabolica rabbia degli Ebrei in Trento con mille pugnalate, in odio solo della cattolica fede, trafitto”.

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