Padre Bonfiacio, al secolo don Lorenzo Salice, e la sua storia da molti dimenticata

Da parroco in Valsabbia (anche a Odeno), a Padre benedettino in Sardegna

 

Padre Bonifacio, al secolo Lorenzo Salice, ha finito i suoi anni come monaco benedettino di San Pietro di Sorres in provincia di Sassari, dove ha dedicato la sua vita all’osservanza della regola e alla pittura.

La sua figura molto stimata e rispettata, si è spenta nel maggio del 2004, ma dove è stato ha lasciato il ricordo della sua bontà e altruismo, aveva 88 anni.

Padre Bonifacio (don Lorenzo Salice) nacque a Provaglio Val Sabbia il 12 febbraio 1916 e morì a Borutta (SS) il 29 maggio 2004.

Fu battezzato nella parrocchia di Provaglio, ma ben presto i trasferì a Comero di Casto per vivere con lo zio paterno Don Giovanni Salice, già da anni parroco, che favorì la sua vocazione al sacerdozio

Qui trovò un ambiente ricco di fede con la presenza anche di straordinari luoghi di culto, che al pari di una pinacoteca lo affascinarono con capolavori di artisti come il Paglia, Palma il Giovane, Alessandro Bonvicino detto il Moretto; questi catturarono il suo cuore con immagini che lo accompagneranno nel suo cammino fino a portarlo a diplomarsi all’Accademia delle Belle Arti.

A undici anni entrò nel seminario di Brescia, a ventitré venne ordinato sacerdote nel 1939. Dapprima curato dell’Oratorio a Lumezzane S. Sebastiano, poi va a Comero di Casto ad aiutare lo zio don Giovanni. Da agosto del 1943 diventa parroco a Odeno di Pertica Alta, dove rimane fino ad ottobre del 1947

Erano i tempi della guerra e don Lorenzo mise a rischio la sua vita per protegge i giovani partigiani contro la dittatura nazi-fascista. Ecco cosa ha raccontato alle cronache del tempo:

“La mattina del 5 settembre ’44 sento sparare, ed i nazifascisti che arrivano in paese si vantano di aver ucciso un “bandito”. Con un parrocchiano salgo sui monti, e troviamo il partigiano “Fabio”, con il cranio trapassato da un proiettile e gli occhi sbarrati. Aiutati da altri lo trasportiamo in paese dove, in barba alle leggi, tengo solenni funerali e lo seppellisco nel cimitero di Odeno. È da allora che i partigiani iniziano a venire da me, di notte”.

Anche nel piccolo paese, c’é chi fa la spia, ed il 7 febbraio ’45 una retata porta all’arresto di Emi (Emiliano Rinaldini, “ribelle per amore“) e di don Lorenzo Salice:

“Ci portano ad Idro via Casto. Ci conosciamo, ma ho ricevuto ordine dal Vescovo tramite don Vittici di Mura: “Negare, negare tutto”, e Rinaldini fa lo stesso.

Le sue parole non lo salvarono da botte e torture, ma la bugia autorizzata dal Vescovo gli salvò la vita:

“Giuro sulla Bibbia che non conosco partigiani, e che se li vedrò li denuncerò subito”

Non così per Emiliano Rinaldini, cui abbiamo già scritto che fu fucilato a San Bernardo di Belprato.”

È il 1947 quando Don Salice, lascia Odeno e si sposta a Parma per gli esercizi spirituali, e viene scosso dalla vita di S. Benedetto e sceglie di farsi Monaco. Mentre è a Parma si diploma al liceo artistico e consegue all’Accademia d’arte di Bologna il diploma in “pittura e decorazione murale”.

Nel 1958 giunge in Sardegna nel monastero benedettino di San Pietro di Sorres. Qui dedica tutto il suo tempo libero alla pittura. Nel 1960 viene nominato, con decreto ministeriale, Ispettore Onorario per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e d’arte per la provincia di Sassari.

Il bellissimo chiostro rifiorì con la vita di S. Benedetto raccontata e raffigurata negli affreschi di Bonifacio.

Ben presto padre Bonifacio diede vita ad un ampio atelier, attirando così giovani da tutta la Sardegna e dal continente, formando una scuola chiamata: “Bottega di giovanili ricerche artistiche”, aperta a tutti coloro che desideravano apprendere la “bellezza”, con particolare attenzione a quei giovani meno fortunati e alla ricerca di un’occupazione e di un ideale.

Oggi padre Bonifacio viene ricordato dalle sue opere, che ancora vivono la sua presenza attraverso i suoi quadri.

Giuseppe Biati

Fonte
Gruppo Valtrompia - Redazione RadioPress Rete5

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