La storia delle Pertiche ha casa a Livemmo

Gli spazi disponibili ci sono e le ricerche documentali sono avviate: sta nascendo il «Centro studi museali interattivi di cultura prealpina»

 

BresciaOggi, 26 agosto 2018

Ha conservato servizi essenziali come la scuola primaria, ha ripristinato spazi collettivi come la piastra polivalente, incanta i turisti con i dipinti murali di Belprato e adesso, a Livemmo, tutelerà l’etnografia di un territorio con una storia antica attraverso la nascita del «Centro studi museali interattivi di cultura prealpina». È la Pertica Alta, che rilancia con l’obiettivo, spiega il sindaco Giovanmaria Flocchini, di «mantenere vivo il patrimonio delle Pertiche raccogliendo soprattutto materiale video e strumenti interattivi da mettere a disposizione di chiunque voglia studiarli».

Malga “Piombatico”

Nel centro studi troveranno posto materiali sulla vita contadina e sulle malghe, sul forno fusorio e sullo storico Carnevale secondo in Valsabbia solo a Bagolino; ma anche sul dialetto delle Pertiche e sui patrimoni artistici e architettonici, senza dimenticare quell’emigrazione che nel secolo scorso ha dimezzato la popolazione. «Ora siamo nella fase della raccolta dei documenti sotto il coordinamento di un comitato scientifico diretto dallo storico Alfredo Bonomi – continua Flocchini – affiancato da Giuseppe Biati e da Alessandro Darra». E mentre si va a caccia di materiali e si programma una campagna divulgativa, sono già a disposizione due stanze al primo piano dell’edificio di proprietà comunale che al piano terra ospita il negozio di alimentari di Livemmo (l’unico): hanno solo bisogno di alcuni interventi ultimativi. «Vogliamo soprattutto far memoria del passato e lasciare testimonianza di ciò che è stato rendendo il Centro studi anche un pensatoio su una tradizione proiettata nel futuro», dice ancora il sindaco.

Con quali costi. Con 40 mila euro, metà derivanti dall’assegnazione di un contributo regionale e il resto messo a disposizione dalla Comunità Montana della Valsabbia per completare la parte strutturale e finanziare l’attività di raccolta: «La nostra speranza – conclude Flocchini – è che anche i giovani si appassionino all’iniziativa destinandole parte del loro tempo». Non sarà quindi una raccolta di oggetti ma di dati, di documenti e di testimonianze. A dirigere i lavori finora ci ha pensato il Comune, ma adesso la mano passerà al neonato comitato, e la prima indagine compiuta è stata lo studio con restituzione grafica del forno fusorio di Livemmo realizzato da quarta e quinta del corso Costruzioni, ambiente e territorio dell’ITS «Cesare Battisti» di Salò e già depositato.

Massimo Pasinetti

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio