La parrocchiale di San Bartolomeo ad Avenone

 

Costruita su una preesistente cappella dedicata a S. Bartolomeo, l’attuale chiesa è il risultato di modifiche iniziate sin dal 1500 e susseguitesi anche nel 1600, con l’acquisizione dell’autonomia dalla chiesa matrice di Barbaine.

L’esterno è semplice e lineare; ricco e ben adornato l’interno.

L’imponente ancona dell’altar maggiore è opera terminata nel 1687 da Giovanni Pietro Bonomi, di Avenone, e da Baldassar Vecchi, di Ala di Trento; vi si rappresenta un forte impianto teologico-dottrinale, dove soggiogate dall’intero baluardo ligneo stanno quattro cariatidi (i “mori”) dalle sembianze non europee; nella mediana dell’ancona quattro sculture lignee di donne rappresentano due virtù teologali (Fede e Speranza) e due virtù cardinali (Temperanza e Fortezza). Nella cimasa, che rappresenta il simbolico punto di arrivo ascensionale del fedele, vi è la “Gloria Eterna” nella figura del Padre Creatore, parte di una simbologia trinitaria, ai cui lati le due allegorie della Carità e della Prudenza, e sulla sommità la Giustizia, completano l’assunto filosofico e dogmatico controriformista.

La pala dell’altar maggiore rappresenta “il martirio di S. Bartolomeo”, con firma del pittore Giovan Battista Bonomino (1670).

L’altare della Madonna del Rosario ci offre un’ancona lignea attribuibile a Francesco Pialorsi (1720 circa); la pala di quest’altare, raffigurante “la Madonna con il Bambino ed i Santi Domenico e Caterina da Siena”, è di un misurato e raro equilibrio, attribuibile al pregevole pennello di Grazio Cossali.

Nella cappella a fianco, legata al culto di S. Pietro da Verona, l’ancona ricalca gli equilibri dell’altare precedente, lasciandoci, però, nel dubbio di attribuzione tra la bottega dei Boscaì e quella dei Bonomi di Avenone.

A sinistra, la cappella con l’altare della S. Croce racchiude un’ancona lignea più antica delle altre ed ivi riportata; pare che la paternità del cinquecentesco intaglio debba essere attribuita alla bottega dei Ginamni, attivi a Vestone e originari di Livemmo.

La bella pala dell’altare della S. Croce, di autore ignoto, ci mostra “S. Francesco, S. Carlo Borromeo in adorazione del Cristo crocefisso”.

Altre importanti tele presenti sono: “Il battesimo di Gesù” (di scuola pittorica bresciana), “La Vergine con il Bambino ed i Santi Domenico ed Antonio da Padova” (opera del pittore Abram Grisciani), i quadri della Via Crucis (del 1833, di Pietro Testori), la “Madonna con S. Gaetano” (proveniente dalla chiesetta di Spessio), “Santa Lucia”, (proveniente dall’ oratorio di S. Rocco).

Numerosi sono gli altri arredi lignei, quali: la cantoria dell’organo (1708), opera di Faustino Bonomi, i confessionali e gli stalli del coro (metà del Settecento), sempre dei Bonomi, la soasa della cassa dell’organo (1860), i due eleganti angeli reggi-torcia, opere di Faustino Bonomi.

Anche il marmo, come si usava nel ‘700, trova il suo impiego nell’altare maggiore, opera neoclassica di Angelo di Francesco Zanni, di Rezzato.

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