La parrocchiale di S. Michele Arcangelo in Lavino

 

La dedicazione di una chiesa a S. Michele reca con sé antiche suggestioni di ascendenza longobarda. L’aver, poi, eretto una diaconia dedicata a S. Lorenzo ci immette in quella capacità di presidiare i territori laddove i transiti erano obbligati sia per pellegrini che per commercianti.

Dalla costituzione della diaconia si passò, nel XV secolo, alla rettoria, dotata di fonte battesimale e di cimitero, indice di una totale emancipazione (27 aprile del 1574) dalla chiesa pievana di Mura.

La nuova costruzione venne consacrata il 20 ottobre del 1614 dal vescovo Marino Giorgi. Nel tempo fu ritenuta non adeguata e, dopo infinite discussioni per una nuova chiesa, “i capi di familia del Comun di Navono et Lavino et Noffo” decisero di “bel novo farla” (3 luglio del 1713).

L’interno dell’aula, gli intagli lignei e gli arredi marmorei fanno della chiesa di S. Michele una tappa obbligata per le opere dei Boscaì e dei Bonomi (per il legno) e dei magistri di Rezzato (per il marmo).

A Lavino, nel 1700, hanno lavorato molti “magistri” di Rezzato, come Paolo Bombastone (autore del tabernacolo), Domenico Tagliani (autore del basamento marmoreo dell’altare maggiore, 1776) e Carlo Ogna. L’altar maggiore è un trionfo del marmo e dei suoi magici effetti cromatici.

Al marmo vennero aggiunti gli angioletti lignei scolpiti nel 1766 dal “sig. Boscaino”.

L’ancona racchiude la tela dell’Arcangelo Michele che vince Satana, di impostazione e fattura settecentesca.

L’altare della Madonna del Rosario è un suggestivo viaggio nell’arte dei Pialorsi Boscaì (sopra tutti: G. Battista Boscaì, dal 1740 al 1746).

La ricca soasa contiene una bella pala raffigurante S. Rocco, S. Sebastiano in preghiera con la Vergine ed il Bambino, sicuramente di scuola locale e riferibile al Settecento.

Come dello stesso periodo è la tela, di autore ignoto, raffigurante i Santi Lorenzo, Caterina, Pietro, Giuseppe e la Vergine con il Bambino dell’attiguo altare di S. Lorenzo, incastonata in una soasa lignea di composita e, nello stesso tempo, snella struttura, che sostiene una scenografica cimasa tripudiante di angeli e fiori, di simmetrico contorno ad una lignea statua del giovane diacono martire.

Anche per la parte musicale, con l’inserimento dell’organo, lo sforzo venne fatto nel 1736-37 dall’organaro Doria Francesco, con cassa inserita in una bella soasa lignea dei Boscaì del 1773.

Da notare le bellissime porte lignee di ingresso della chiesa dovute all’abile scalpello, ancora una volta, di Francesco Boscaì (1728).

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