La parrocchiale di S. Marco Evangelista in Livemmo

 

L’attuale edificio fu costruito nel 1610 su una preesistente cappella del Quattrocento, dedicata a S. Marco Evangelista.

L’esterno della nuova chiesa trova una sua principale valenza nell’ingresso principale: il riferimento è alla porta lignea (di autore ignoto), che evidenzia una ricca e popolaresca elaborazione scultorea.

Nella chiesa ad aula unica, la pala di Pietro Marone ci richiama al colorismo veneto e ancora una volta ai legami con la Serenissima Repubblica.

L’ancona lignea che la racchiude, di un singolare equilibrio compositivo, è una delle ultime opere organiche dei Boscaì (G. Battista di Francesco, 1752). La mensa dell’altare, i parapetti, il tabernacolo sono esempi del notevole livello artistico raggiunto dalle botteghe del marmo di Rezzato. Nel paliotto è inserita una particolare raffigurazione di S. Marco, capolavoro di Paolo Baroncini, come opera della stessa famiglia è il bel ciborio marmoreo.

Le cappelle laterali, fornite dei loro altari, si sviluppano maggiormente nella parete di sinistra della chiesa. Quella più vicina al presbiterio, dedicata alla Madonna del Rosario (eretta nel 1741) è dotata di una signorile, splendida soasa, approntata dopo il 1751 e non attribuibile a intagliatori locali. Fa da degnissima cornice ad una pala, di piacevole freschezza compositiva, raffigurante la Madonna del Rosario con s. Luigi Gonzaga e s. Domenico, firmata da Pietro Scalvini, che l’ha eseguita fra il 1751 e il 1766, arricchendola dei quindici misteri del Rosario.

Lo Scalvini lascia a Livemmo un nutrito numero di opere, quasi una sua personale galleria d’arte, purtroppo perdute.

La cappella centrale è dedicata alla Madonna del Carmelo, la cui effigie è stata trasportata il 12 settembre del 1706 dal santuario di Barbaine. La complessa ancona lignea, di sicura mano boscaina, ricchissima di fregi e putti, evidenzia le quattro statue allegoriche di Speranza, Fede, Carità e Sapienza. Nella nicchia, la venerata statua della Madonna sovrasta, a mo’ di tabernacolo, un ligneo Deposito della Santissima Croce, eseguito nel 1741 dai magistri Giovan Battista ed Angelo Bonomi. Anche in questa cappella, gli apparati marmorei sono opera (1750) di Paolo Baroncino.

La prima cappella a sinistra, entrando in chiesa, è dedicata a S. Andrea apostolo, raffigurato in una degna statua delle botteghe di Ortisei. Sulla parete di destra, vicino al presbiterio, l’unica cappella, con semplice ancona, contiene un altare dedicato al Crocefisso, come si dice del Comune (“di ragione della comunità”). La singolare pala, che raffigura Cristo in croce con s. Francesco e s. Carlo Borromeo è opera del salodiano Abramo Grisiani.

L’organo, con cantoria lignea, sopraelevata, riccamente intagliata e dorata attribuibile ai Boscaì di Levrange, è opera di Bianchetti e Facchetti, di Brescia, del 1897 che riutilizzarono preesistenti strumenti di Giovanni Tonoli del 1876 e di un ignoto organaro del 1726.

Anche la sacrestia è dotata di singolari arredi paramentali e di secenteschi cassettoni con intagli lignei di buon livello, che vanno a costituire un insieme di valore artistico e religioso degno di una consolidata e forte comunità cristiana.

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