La Parrocchiale di S. Antonio Abate in Belprato

 

È una costruzione ex novo, di proporzionati slanci architettonici e di sicuro effetto dominante sul restante abitato, con autorizzazione della Cancelleria vescovile, datata 18 luglio 1729. La facciata mostra un elegantissimo portale, “prestigioso e severo”, scolpito in pietra locale. È il risultato (da notare anche i portali laterali, non meno belli e austeri) della fatica creativa di un estroso lapicida, Cristoforo Manera.

L’interno è di rara eleganza e di studiata snellezza. Un’ancona imponente e nello steso tempo agile, quella dell’altar maggiore, domina l’intera aula. Ben 32 angeli, lignei e leggeri, in tripudio, la decorano, incorniciando la tela di Antonio Paglia (1740), sicuramente un significativo interprete del colorismo pittorico bresciano della prima metà del Settecento.

Pregevole è l’altare della Madonna, con i suoi misteri (opera recente di Luigi Salvetti, in sostituzione di quelli, raffinatissimi, nottetempo trafugati da ignoti).

“Ma nella chiesa di Prato vi sono altre stimabili pitture che lungo sarebbe enumerarle tutte” (P. Zani, 1853), tra le quali:

  • S. Bernardo, s. Antonio da Padova, con lo sguardo verso la Vergine e il Bambin Gesù: realismo di scuola lombarda;
  • la Sacra Famiglia, s. Luigi Gonzaga, s. Bernardo e s. Antonio da Padova del gavardese Francesco Noventa, dipinta nel 1754;
  • la gloria della Madonna del Rosario con il Bambin Gesù, sostenuta da un tripudio di angeli e venerata da s. Domenico e s. Caterina da Siena, opera settecentesca, originariamente posta all’altare della Madonna del Rosario;
  • S. Bernardo e S. Rocco con la Sacra Famiglia in alto, originaria pala della chiesetta di S. Bernardo e solo recentemente riportata nella parrocchiale;
  • i dipinti della volta e del presbiterio con scene della Vita di s. Antonio abate;
  • la cacciata dal tempio dei mercanti, mosso affresco della controfacciata; i dipinti teologici e biblici della sacrestia.

Va a decorare la chiesa l’apparato dei Ss. Tridui: una struttura lignea tipica del Settecento, da esporre nelle solennità, appunto dei Ss. Tridui.

Anche il fonte battesimale è opera di esperti lapicidi.

L’organo, ad un manuale, è collocato in una bella cantoria posta sopra l’ingresso laterale di sinistra. All’interno della secreta del somiere porta la scritta: “Hieronimus Zavarise – Verona / Hoc Fecit Opus / Anno Domini MDCCLXXXIX (1789)”.

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